07 Ott
2014
Editoria dagli anni ’80 ad oggi
Editoria e tecniche di stampa
Non vi è alcun dubbio che negli ultimi 50 anni il mondo dell’editoria abbia vissuto una svolta epocale.
Non solo si sono evolute le tecniche di stampa, le modalità di diffusione di libri e giornali, ma è radicalmente cambiato anche il modo di scriverli.
Stampa del libro
Sebbene la stampa offset sia stata introdotta nei primi anni del 1900 e tutt’oggi utilizzi lo stesso procedimento, cioè il passaggio dell’inchiostro prima sulla lastra litografica, da questa al caucciù e successivamente alla carta, è cambiato radicalmente il modo di predisporre gli impianti di stampa (le cosiddette lastre tipografiche). La sensibilizzazione delle lastre non avviene più con il passaggio intermedio attraverso pellicole sviluppate in acidi nel bromografo, bensì con il computer to plate, cioè con il trasferimento diretto di testi e immagini dal computer al supporto di stampa da montare sulla macchina offset.
Per le microtirature l’editoria si affida invece alla stampa digitale. Praticamente si passa direttamente dal programma di impaginazione grafica al libro brossurato utilizzando le moderne stampanti laser con finitore in linea.
La diffusione del libro
Le librerie in passato hanno rappresentato il canale privilegiato dall’editoria per la vendita dei libri. Da quelle specializzate in testi universitari, aperte nelle vicinanze delle sedi universitarie, a quelle gestite direttamente da qualche casa editrice nelle grandi città a quelle di paese, a volte con funzione anche di cartoleria. Il consistente calo nelle vendite di libri ha innescato una crisi nel settore, che ha poi subito un tracollo con il diffondersi della vendita online. Oggi esistono delle librerie online che dispongono di decine di migliaia di titoli; con una semplice ricerca si individua il libro che si vuole acquistare, lo si ordina pagando con carta di credito e nel giro di 24-48 ore il libro arriva a casa nostra.
Certamente è venuto meno il gusto di passare un po’ di tempo girando tra gli scaffali, dando un’occhiata all’abstract dei libri che non si conoscevano o chiedendo consiglio al libraio sulle novità, infine acquistando il libro che si voleva o ordinando quello che non si era trovato.
Come si scriveva negli anni ’80 e come si scrive oggi un libro
Il modo di scrivere un libro, o un semplice articolo di giornale, è cambiato in modo radicale.
Prima dell’avvento del computer, chi voleva scrivere un libro doveva ricorrere alla tecnica che si usava a scuola nei compiti in classe di italiano:
- abbozzo della traccia iniziale che delineava il filo conduttore iniziale dell’opera;
- stesura manuale del testo, oppure battitura a macchina (magari la mitica lettera 22 della Olivetti), lasciando sui fogli spazio bianco idoneo per le successive correzioni;
- rilettura e correzioni
- ribattitura a macchina (solitamente usando carta velina e carta carbone per fare almeno le due copie – una per l’editore e una per l’autore).
Successivamente il testo veniva fotocomposto (parliamo già di aver superato la composizione con i caratteri di piombo) e stampate alcune copie di bozza.
Le bozze venivano corrette sia dall’autore che a più mani dalla casa editrice; può creare sorpresa il fatto che una delle letture in casa editrice venisse fatta leggendo il volume dall’ultima parola dell’ultima riga alla prima parola della prima riga, cioè a rovescio per poter concentrare meglio l’attenzione sui refusi tipografici che non sul senso del testo.
Fatte le correzioni veniva ristampata un’altra bozza e autore ed editore procedevano con una ulteriore revisione. Nuove correzioni e bozza per l’ultimo giro di rilettura. E alla fine qualche refuso restava ancora!
Nel mondo dell’editoria di oggi tutto è molto più semplice; l’autore apre il suo bel foglio sul programma di scrittura; digita le sue idee, le sviluppa, inserisce nuove frasi dove vuole, cancella le righe che non gli piacciono più, si fa delle annotazioni evidenziandole con il testo colorato, sposta interi paragrafi senza diventare matto; il tutto con la supervisione del dizionario in linea, il conteggio automatico dei caratteri e delle parole batture, addirittura il controllo delle vedove e delle orfane (termini che in gergo indicano le righe singole di un capoverso che restano alla fine di una pagina o all’inizio di un’altra).
Il file viene poi inviato all’editore, al quale non resta che impaginarlo – sempre assistito da software che automatizzano tante operazioni che prima richiedevano ore e ore di lavoro del fotocompositore, anche a vantaggio della grafica.
Gli stili dei titoli, dei sottotitoli, dei rimandi e delle note vengono definiti un’unica volta e l’intero testo scorre veloce secondo le regole definite per l’impaginazione. Alla fine l’indice viene generato automaticamente e le correzioni da apportare alla bozza restano poche o inesistenti.
Le grandi tirature e il libro on demand
L’evoluzione tecnologica e i nuovi processi di stampa messi a disposizione dalla stampa digitale all’editoria, hanno consentito anche una maggiore possibilità per gli autori di vedere pubblicati i loro sogni nel cassetto, cioè i loro libri, siano essi romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggi, o saggi scientifici.
Certamente sarebbe una grande soddisfazione vedere il proprio libro accettato da un grande editore, che lo stampa a proprie spese e lo immette nel circuito della distribuzione in libreria. Questa però è una fortuna che capita a pochi.
In tutti gli altri casi ci si deve accontentare di un piccolo editore, che magari si rende disponibile alla stampa a condizione che l’intera tiratura venga acquistata dall’autore stesso o da qualche suo sponsor.
Resta comunque la possibilità di poter apprezzare il frutto delle proprie idee e del proprio lavoro e soprattutto di poterle far conoscere ad altri.
Mentre con la stampa offset è consigliabile non fare tirature inferiori alle 500 copie, perché altrimenti i costi generali e di avvio delle macchine da stampa incidono troppo, con la stampa digitale si possono anche produrre poche decine di copie, se non addirittura una o due per presentare l’opera.
E’ sempre bene comunque farsi aiutare da un editore, che conosce meglio i processi di produzione e quindi può consigliare al meglio e che può anche offrire assistenza sul piano fiscale, essendo il mondo dell’editoria assoggettato ad un trattamento tributario speciale.